Il responsabile dell'Area Organizzazione del PD ha concluso un vivace e articolato confronto, cominciato con la presentazione di una dettagliata analisi del voto in Emilia-Romagna, svolta dal responsabile Organizzazione regionale
Giorgio Sagrini (
consulta e scarica la relazione introduttiva;
consulta e scarica le stime sui flussi elettorali). Fioroni ha invitato ad abbandonare qualsiasi tono disfattista sul risultato di aprile: "dobbiamo ringraziare ancora oggi quei 3 milioni e mezzo di votanti che il 14 ottobre scorso ci hanno dato il coraggio di cambiare - ha spiegato - perché, anche se pochi lo fanno notare, se non avessimo creato il PD e fossimo andati alle elezioni con i vecchi schieramenti, oggi forse staremo riflettendo su una sconfitta epocale come quella toccata alla Sinistra Arcobaleno".
Non è quindi sulla bontà del progetto politico messo in campo che occorre discutere, prosegue Fioroni, sottolineando che durante la campagna elettorale per la prima volta il PD e Veltroni sono riusciti a catturare le attenzioni di fasce di elettorato mai identificatesi finora nell'area di centro sinistra. "Il che non significa che ci abbiano votato - precisa subito dopo - anche perché dalle analisi dei flussi appare evidente che gli elettorati italiani sono sostanzialmente cristallizzati da decenni, a testimonianza di una maturità della democrazia non ancora pienamente raggiunta". È quindi su questo aspetto che bisognerà lavorare d'ora in avanti, per definire quei
valori, priorità e proposte che dovranno vincere finalmente i pregiudizi e trasformare le attenzioni e curiosità di oggi, in voti e consenso domani.
Per questo la parola d'ordine dei prossimi mesi dovrà essere la definizione del profilo del PD, delle sue aspirazioni. Un compito che chiede inevitabilmente un cambio di passo: "occorre trasformarsi da centometristi in maratoneti", spiega Fioroni, perché far digerire
una nuova identità politica a milioni di elettori non è una operazione realizzabile nel giro di poche settimane. Richiede piuttosto tempo e tanto impegno, anche attraverso un ulteriore radicamento del partito nei territori, con l'avvio del
tesseramento, e puntando forte sulle
feste, che sono e restano uno straordinario strumento per l'affermazione di una propria fisionomia.
Fioroni cita quindi il
Congresso tematico di novembre, definendolo un altro momento cruciale per la riuscita di questo processo, e fissa nell'autunno 2009, dopo la prova del voto delle amministrative e delle europee, l'orizzonte ideale per il primo momento di confronto politico sulla leadership nel partito. "Prima non avrebbe senso - afferma - perché non dobbiamo dimenticare che questo partito è ancora in costruzione, e che se in Emilia-Romagna la macchina è ben in moto, altrove è ancora tanto il lavoro da fare".
Il tema dell'identità, filo rosso dell'intero intervento, torna infine quando il discorso si sposta sulle
alleanze e sul tipo di opposizione da fare al Governo. Nel primo caso l'ammonimento è a non recedere dall'unico passo che gli italiani hanno finora pienamente capito e apprezzato, ossia dalla scelta di non fare più alleanze "contro", ma solo "per". "Il vero tempo non è quindi capire se dobbiamo allearci a sinistra o a destra - esorta Fioroni - ma capire quali priorità e proposte ci stanno veramente a cuore, e, a partire da ciò, individuare chi può lavorare concretamente al nostro fianco per realizzarle".
Discorso identico sulla
natura dell'opposizione. "Non capisco cosa voglia dire essere buoni o cattivi - commenta - ma capisco perfettamente che metterla in rissa, così come avvenuto fino a poco tempo fa, a noi non porta né voti, né consensi". Piuttosto è il momento di affermare il dialogo e il confronto, "che sono il sale della democrazia, e non la loro negazione", partendo dall'ovvio presupposto che essi possono essere anche aspri e serrati, quando devono esserlo. Occorre perciò "abbandonare la logica delle tifoserie" e concentrarsi piuttosto sulla costruzione di una classe dirigente di qualità che riesca a spiegare agli italiani "che strana percezione delle priorità del Paese hanno Berlusconi e i suoi alleati", ma anche e soprattutto quali sono le proposte alternative del PD. In autunno si andrà perciò in piazza - continua Fioroni - ma non tanto per sottolineare che il Presidente del Consiglio ancora una volta usa la sua carica per sistemare le proprie vicende private. "Questo gli italiani già lo sanno - spiega - è il momento di spiegare loro piuttosto che le tasse che dovevano ridurre non le hanno ridotte, e che il welfare che avevano promesso di ammodernare lo stanno smantellando". Così come occorrerà spiegare loro - conclude - le proposte e i progetti messi in campo dal PD per invertire questo stato di cose e aprire quella stagione di riforme della quale il Paese ha sempre più bisogno.