L'industria culturale e creativa in Emilia-Romagna è stata oggetto dell'approfondita e ampia ricerca "Emilia-Romagna: cultura, creatività e territorio", realizzata da Ervet in collaborazione con l’Osservatorio dello spettacolo, per conto dell’Assessorato regionale alla Cultura. La ricerca è stata presentata a Bologna nel corso del convegno "C/C: Cultura e Creatività. Ricchezza per l'Emilia-Romagna", a cui hanno partecipato, tra gli altri, il ministro Piero Gnudi e il presidente Vasco Errani.
Dalla ricerca emerge un quadro aggiornato quantitativo e qualitativo sulle dimensioni, l’andamento recente, la distribuzione territoriale e le principali caratteristiche delle industrie culturali e creative in questa regione - anche a confronto con altre regioni italiane ed europee - nonché delle politiche pubbliche regionali e locali ad esse direttamente o indirettamente rivolte. La ricerca descrive inoltre un sistema in cui, anche in Italia, sta iniziando a maturare la consapevolezza che la cultura è una componente fondamentale del nuovo welfare e può essere il volano di una nuova idea di economia e di sviluppo, come dimostrano documentate e significative esperienze in Europa e nel mondo.
Le industrie culturali e creative (Icc) analizzate dall'indagine comprendono: le attività culturali, artistiche e di intrattenimento; i media e le industrie culturali; i servizi creativi (architettura e ingegneria, design, pubblicità, comunicazione d’impresa, software e consulenza informatica); l’artigianato artistico e attività connesse. Questi settori in Emilia Romagna nel 2008 comprendono circa 30-32.000 imprese e unità locali e 77-78.000 addetti. Ciò corrisponde al 7,6-7,9% di unità locali-imprese e al 4,5-4,6% degli addetti dell’intera economia regionale.
Per decenni si è guardato alla cultura unicamente come a un bene immateriale, scarsamente produttivo, sottovalutando il potenziale di crescita e sviluppo di qualità dell’industria culturale e dei servizi creativi. Le aziende del settore, tranne rare eccezioni, venivano (e spesso lo sono ancora) considerate imprese di "serie B" rispetto ad altri ambiti produttivi e i lavoratori del sistema culturale privati di diritti e garanzie acquisite in altri settori produttivi. I dati che emergono dalla ricerca smentiscono chiaramente l'infelice frase dell'ex ministro Tremonti, che giustificando i tagli pesantissimi inflitti a tutto il settore dal suo Governo aveva detto che "con la cultura non si mangia". L'innovazione, la creatività e la produzione culturale sono elementi determinanti per rompere il blocco che penalizza l'Italia, e possono essere strumenti decisivi per la ricostruzione finaziaria ed identitaria del Paese. L'Emilia-Romagna ha deciso di trasformare questa possibilità in una prospettiva progettuale che attraversa, a partire dalla cultura, tutti i settori della vita sociale, da quello economico a quello ambientale-paesaggistico, da quello turistico a quello formativo. Si tratta di una scelta coraggiosa che le istituzioni territoriali possono condividere e realizzare.